Quando udì la porta chiudersi, aprì gli occhi. Udì un rumore leggero, dietro i fumi che salivano dalla vasca da bagno in cui si stava rilassando e dalla sigaretta che gli stava morendo in bocca. Ricky Barone scrutò pigramente oltre, per mettere a fuoco la figura che si avvicinava.
“Buongiorno signore.” cinguettò una voce.
Barone squadrò senza grande interesse la giovane donna avvolta nella divisa dell’hotel. Sorreggeva su una sola mano un vassoio con una bottiglia di Champagne e una flûte, in una postura quasi sensuale, se non fosse stato per la sua incongrua corporatura massiccia. Il grembiule bianco e orlato di pizzi aderiva strettissimo ai suoi fianchi cospicui.
“Che ci fai qui, fila via. Io non ho ordinato niente.” mugugnò scatarrando. Poi riappoggiò la nuca sul bordo della vasca, socchiudendo gli occhi.
Un altro cinguettio: “No.”
Il vecchio dentro la vasca non poteva credere all’impertinenza della cameriera. La guardò meglio. Dopo aver appoggiato il vassoio sul tavolinetto del salottino era rimasta lì, sulla soglia del bagno, con un sorriso fisso su di lui e la testa robusta e bionda un po’ inclinata.
“Sei matta? Ti faccio licenziare!”
“Me ne andrò dopo aver fatto quello che devo fare.”
“Ci torni dopo a pulire. Smamma.”
“Non devo pulire. Voglio un selfie con lei, signor Barone.”
“Senti, piccola maleducata. Io nella mia carriera ho fatto milioni di foto, autografi e interviste. Ma mai nessuno si è permesso di venire a seccarmi mentre sto facendo il bagno.”
“I tempi cambiano. Col dovuto rispetto, signore, saranno passati anni dall’ultima volta che una fan le ha chiesto qualsiasi cosa.”
Ricky Barone si alzò di scatto provocando col corpo possente un’ondata di acqua calda e schiuma. Lei gli lanciò un’occhiata divertita e commentò: “Complimenti, non è messo tanto male, nonostante gli anni.”
“Ma che cavolo vuoi!” Urlò la vecchia rockstar gettando la sigaretta nella vasca.
“Uh, quanto è suscettibile. Dovrebbe essere grato, che qualcuno si interessi ancora a lei! Invece di sprofondare nella depressione, potrebbe cogliere al balzo l’opportunità.”
Ricky Barone si infilò l’accappatoio. Mentre si legava la cinta cercò di calmarsi. “Ma quale depressione. Non sono depresso. Ma senti che faccia tosta! Non ti importa proprio di perdere questo lavoro?”
“Io credo che lei stia mentendo a se stesso. L’ho osservata molto in questi giorni. Non fa altro che dormire, bere, fumare. Ha lo sguardo sempre triste, come se non trovasse piacere in niente. Deve essere dura, affrontare il declino. Dica la verità, in quale decennio si è tenuto il suo ultimo concerto?
Ricky ritenne inutile protestare. In fondo c’era qualcosa di simpatico nella sfrontatezza della giovane. Uscì dal bagno e si lasciò cadere nella poltrona, quasi fosse solo con se stesso.
Lei continuò. “Una rockstar di altri tempi che va in depressione è una notizia bomba. Scommetto qualsiasi cosa che in una trasmissione come Pomeriggio Sei potrebbe avere spazio.”
Barone iniziò a ridere. Si era ormai arreso a quell’invasione, che gli era parsa molesta solo all’inizio. “Come ti chiami?” le chiese.
“Sara, signore.”
“Cosa cerchi, Sara, si può sapere?”
“Voglio aiutarla a riprendere fiducia in se stesso. Lei potrebbe ancora interessare, far parlare di sé, non dico riempire uno stadio, ma tornare d’attualità raccontando la sua storia, come si sente, come vive, la tristezza che l’attanaglia… questo inchioderebbe allo schermo parecchia gente, mi creda. Sarebbe di nuovo sulla cresta.”
“Io non sono attanagliato da nessuna schifosa tristezza. Mi sto godendo i miei soldi e voglio continuare a farlo fino alla fine dei miei giorni.” Si versò dello Champagne e lo bevve d’un fiato.
“Ma non le mancano le grida dei fan, le folle inneggianti, le ragazzine che farebbero qualunque cosa per lei… Credo che se fosse stato un’amante della vita tranquilla avrebbe fatto altro, non il cantante! Ci si abitua all’entusiasmo, all’adorazione? E quando tutto questo viene a mancare, come ci si sente? Come ci si sente ad essere rimpiazzati da boy band da strapazzo? Ha mai pensato al suicidio?”
“Ma che dici! Perché avrei dovuto pensare al suicidio!” Barone adagiò la schiena e la testa allo schienale soffice. “Ho avuto tutto. Successo, soldi, donne, sballo. Sono stato il più grande. E adesso tu pensi che dovrei umiliarmi a farmi intervistare in un programma spazzatura, raccontando dettagli imbarazzanti pur di avere l’attenzione di un pubblico annoiato e la commiserazione di qualche casalinga sessantenne nostalgica! Che schifo.”
“Oh no, signor Barone, sarebbe fantastico invece. Ci pensi bene. I riflettori, le luci della ribalta, gente che pende dalle sue labbra… La sua vita è stata fantastica, dall’inizio alla fine e…”
“Ti ho detto di no. Per piacere, sarebbe patetico. Guarda come si è ridotto, penserebbero. Chi me lo fa fare? Vivo nel lusso, giro il mondo, di donne ne trovo ancora. Ragazzina, una caduta di stile così plateale la evito volentieri.”
“A me piacerebbe un sacco andare in TV!”
Lui la squadrò, un po’ annoiato. “Prova qualche quiz televisivo, che ti devo dire.”
“Ma io non so tante cose, non ho studiato. Non passerei mai il provino.”
“Sai cantare?”
“Stonata come una campana.” Fece spallucce.
“Che talento hai? Basta anche poco, oggigiorno non serve granché per sfondare. Non è più come ai miei tempi, che bisognava essere bravi.” Barone si sentiva rilassato, ormai a suo agio con quella che poteva essere quasi una nipote. Guardò con più attenzione i fianchi larghi e le caviglie robuste, valutando tra sé che la costituzione non era certo da velina.
“Non credo di avere talenti particolari.” disse lei. “A parte la capacità di cogliere al balzo un’opportunità. Sono intraprendente, questo sì.”
“Doti che servono nel mondo dello spettacolo, ma non bastano, temo. Io sono fuori dai giri da troppo tempo e non posso raccomandarti, mi dispiace.” Si alzò lentamente, accennando dei passi verso la porta con il chiaro intento di congedarla.
“Non è la raccomandazione che volevo da lei!” ribatté Sara in tono piccato. Rovesciò lo sguardo al soffitto come sognando a occhi aperti. “Raccontare qualcosa di me, suscitare emozioni, con una conduttrice che mostra curiosità e degli spettatori in studio silenziosi e attenti. Avere un pubblico che pende dalle mie labbra, fosse anche solo per una volta.”
“Ah.” Esclamò con poca convinzione Barone. “E avresti anche qualcosa di interessante da raccontare?”
“Bè…” Sara abbassò lo sguardo sul suo interlocutore. “Potrei raccontare del pomeriggio passato a raccogliere le confessioni di una vecchia gloria del Rock, che solo dopo anni di solitudine, alcolismo e droga, trova la forza di confidare a una cameriera dolce e comprensiva la sua disperazione e il suo odio per la vita. Credo che questo avrebbe molto impatto emotivo. Essere l’unica a conoscenza del dolore segreto di un uomo che ha avuto tutto dalla vita, eppure era talmente depresso e infelice…”
“Fallo e ti denuncio!” abbaiò Ricky Barone.
“… da togliersi la vita in una camera d’albergo.” concluse la giovane abbassando lo sguardo e spianando il grembiule candido con le mani.
Ci fu un un attimo che durò più a lungo dei precedenti. Un silenzio carico di intuizioni fatali.
Quando nella stanza ci fu il tonfo, la cameriera non si voltò nemmeno verso la vecchia rockstar, disinteressandosi dei suoi rantoli. Guardò con uno strano sorriso il bicchiere vuoto di Champagne, rovesciò le pillole che aveva nella tasca sulla moquette e uscì senza produrre alcun suono.